Cogliere i significati dell’altro.
Il confine non è il luogo che separa, che divide due organismi o l’organismo dall’ambiente, ma, al contrario, è ciò che li unisce e li lega: è quella dimensione terza che permette la condivisione e la compartecipazione alla relazione umana, del con-finire (Guido, Motta, 2008).
La nostra quotidianità coltiva svariate situazioni interattive e relazionali, stiamo in compagnia dei nostri cari, dei nostri colleghi di lavoro, incontriamo persone nuove, tuttavia se ci fermiamo a riflettere sull’autenticità delle nostre relazioni, ci potremmo rendere conto che spesso l’altro non si mostra nella sua interezza, e senza riuscire a cogliere la sua completezza l’altro si rivela ai nostri occhi come uno sconosciuto.
Un importante contributo alla sfera delle relazioni interpersonali è stato dato dalla psicologia della Gestalt che si occupa di osservare come l’essere umano interagisce nel suo ambiente e cosa accade nell’interazione tra i due, dove hanno luogo gli eventi psicologici. Le modalità di contatto con l’ambiente, cioè come il soggetto affronta e sperimenta gli eventi, danno origine a emozioni, pensieri, azioni e comportamenti. Se, quindi, si vuole descrivere e comprendere in pieno la dimensione psicologica dell’essere umano, il modo in cui egli fa esperienza della realtà, è necessario cominciare con l’analizzare il rapporto che intercorre tra l’organismo e il suo ambiente (Perls, 2001).
Quando entriamo in relazione con l’altro siamo costantemente impegnati in operazioni di attribuzione di senso e di significato.
Delucido alcuni termini. Il significante è qualcosa di visibile, manifesto (es. fumo) che sta per qualcos’altro di non visibile, il significato (c’è un incendio). Il segno è la relazione che è presente nella nostra cultura tra la presenza del fumo e l’idea che ci sia un fuoco, un incendio a generare quel fumo. Il segno è il rapporto tra il significante e il significato, è la relazione che lega il significante al significato. Il significato è quello che sta dietro a quel significante. Se una persona sta in disparte (significante) che significato ha quell’atteggiamento? È timidezza, tristezza, rabbia o cos’altro? Nel segno non si tratta di attribuire semplicemente un significato a un significante ma è una vera e propria attribuzione di senso e in quanto tale implica la conoscenza del contesto.
Tuttavia, le attribuzioni di senso e di significato sono sempre tensioni: io posso cercare di cogliere i significati che una persona dà a un dato significante ma per quanto mi sforzi di comprenderla, di entrare nei suoi panni, di ospitare il suo punto di vista, non potrò mai cogliere tutti i significati che l’altro ci mette dentro. Il rapporto fra significato e significante è sempre un rapporto non esaustivo.
Secondo G. H. Mead (1934) il significato è stabilito solo quando la risposta suscitata da qualche simbolo è la stessa sia per colui che la produce che la percepisce.
Le risposte non sono mai sempre le stesse, per cui il significato è qualcosa di estremamente variabile, ma che nasce dalla condivisione di uno stesso universo simbolico, un universo di simboli. Questo carattere variabile del significato lo connota di una qualche incertezza e fa sì che noi non possiamo mai prevedere con assoluta certezza la risposta dell’altro alla nostra produzione simbolica.